L’originale “Don Giovanni” di Timi accolto con favore dal pubblico 

CIVITAVECCHIA - Avanguardie a Teatro con l’opera di Filippo Timi. Nella pittoresca cornice del Traiano, ieri sera, è andata in scena il “Don Giovanni” reinterpretato e riattualizzato fino ai giorni nostri. Ecco che si apre il sipario e

sullo sfondo la riproduzione della “Gloria di Sant’Ignazio” di Andrea Pozzo ( volta della Chiesa di S.Ignazio da Loyola stile barocco - 1695 ). L’attenzione va sugli abiti, riccamente elaborati quanto straordinari, quasi delle scenografie, con colori ricercati in grado di richiamare i caratteri dei personaggi: “Donna Anna”, con il suo amore ingannatore e violento ( abito nero lucidissimo stile bondage e nastro ripetutamente scagliato in aria a mò di frusta ); “Donna Elvira”, sedotta e abbandonata ( “barocco” rosso con fiocchi neri ); “Zerlina”, che incarnava la purezza e la spontaneità ( dai colori tenui, ricamato con fiori variopinti ). E poi, il fedele servitore, che ne indossa uno rievocante la figura del “satiro”, ed il protagonista “Don Giovanni”, con vestiti sgargianti in grado di rimarcare il carattere di “seduttore”, consapevole che la vita sia una breve e tragica farsa a cui dover sfuggire e, per questo, cerca nuove spinte, nuovi desideri in grado di appagare il suo profondo “ego”. Di notevole interesse anche il linguaggio utilizzato: vivace, sebbene ripetitivo ed un po’ sopra le righe,  con intercalari da “Filosofia nel Boudoir” ( opera del Marchese de Sade ) e rievocazioni di immagini e terminologie tratte dall’opera “Arancia Meccanica” di Anthony Burgess e successivamente divenuto film per la regia di Stanley Kubrick ( la statua raffigurante una donna nuda come quella del “Korova Milk Bar”, il “Latte +”, alcuni slang; per quanto concerne le musiche, anche qui “L’Ouverture de La Gazza Ladra di Rossini” ). Ulteriori colonne sonore: Händel, Mozart, Baglioni, Queen; solo per citarne alcune. Insomma, uno spettacolo originale e, appunto, all’avanguardia che è stato accolto con favore dal pubblico in sala, con tanto di scrosci di applausi finali.

Servizio e foto di Sara Fresi