banner
banner

Developed in conjunction with Ext-Joom.com

storicamente

Traduttore

Non solo Spread

Newsletter

Contatore

Visite agli articoli
14386662

Il Culto Micaelico tra i Longobardi

PDF Stampa Email

statua michele arcangelo garganoMichele Arcangelo è una figura dinamica, descritta sempre in azione ed è presente e ricorrente nei passi biblici. Viene indicato come il Comandate dell’Esercito Celeste contro gli angeli ribelli del diavolo. Il suo nome deriva da “Mi-ka-El” che significa “Chi è come Dio”. Egli era, come detto, il capo degli angeli che difesero la fede in Dio contro gli alleati

di Lucifero. Nel Calendario Liturgico Cattolico viene celebrato annualmente il 29 settembre. All’interno della Bibbia è possibile ritrovarlo in Daniele 12:1 come “Gran Principe, che vigila sui figli del tuo popolo" ( in riferimento al Popolo di Israele ). Nel Nuovo Testamento, precisamente nella Lettera di Giuda 1:9, viene definito “L’Arcangelo”; nell’Apocalisse di Giovanni viene descritta la grande battaglia avvenuta in cielo tra gli angeli rimasti fedeli a Dio e quelli comandati da Satana, quest'ultimo così descritto “un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi” (Capitolo 12 Versetto 3 ). Nel medesimo Capitolo, nei Versetti 7-9, è scritto: “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi nel cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati." 

Tale figura ebbe grande diffusione anche in Asia Minore (I sec. d. C.). La religione cristiana "trasformò il santo nel campione della lotta contro i pagani, attribuendogli poteri in precedenza specifici di altre divinità, quali il giudizio e la guida delle anime nell'Oltretomba, la guarigione dei malati, il far scaturire dal terreno sorgenti miracolose o il purificarne le acque, rendendole taumaturgiche." In effetti sui Monti della Tolfa ci sono aree dove sono presenti sorgenti d'acqua: chiaro esempio l'Acquedotto Traianeo che partendo dalla zona di Allumiere, percorre circa 35 km ed arriva fino al porto di Civitavecchia. Inoltre, sono presenti anche sorgenti termali-taumaturgiche. A tal riguardo, il geologo e naturalista italiano Professor Scipione Breislak scrisse che "il territorio della Tolfa incomincia col Poggio detto Pian de' Santi formato da lava vulcanica attirabile dalla calamita con cristallizzatori di granati, e da tufo parimente vulcanico, conosciuto dai paesani sotto il nome di Ninfero. Questo tufo è leggiero, poroso ed atto ad innalzare le fabbriche. Le colline vulcaniche della Tolfa formano una intera corona intorno ad una estesa pianura nominata Pian del Gallo, Pian di Nerve e Pian di Tavole. Un naturalista sistematico vi ravviserebbe l'immagine di un cratere a cono rovescio, la cui punta più elevata è il grande scoglio della Rocca. Qui fu edificata l'antica Tolfa, di cui sussiste ancora l'ingresso in forma di fortezza. Tutto lo scoglio della Rocca è formato da lava vulcanica, che muove la calamita, e che chiamerò lava granitosa, perchè abbonda di quarzi e feldspati di grossezza notabile." Egli è patrono e protettore del popolo Longobardo  (a partire dal VII sec). "Il santuario di San Michele sul Monte Gargano divenne la capitale religiosa longobarda e meta di pellegrinaggi, strenuamente difesa dagli attacchi di Bizantini e Saraceni. Con Re Cuniperto (688 - 700) fu introdotta la prima monetazione in oro longobarda, non improntata come in precedenza sul modello bizantino; ciascun esemplare portò sul dritto <<il busto del sovrano diademato e paludato, sul rovescio l'immagine armata ed alata dell'arcangelo Michele>>. Il monaco e storico longobardo Paolo Diacono, vissuto nell'arco del VIII secolo, nella sua Historia Langobardorum Vol. V capitolo 41, narra le principali fasi della battaglia di Coronate (fine del VII sec.) fra Alachis e Cuniperto, descrivendo l'effige di S. Michele riprodotta sugli scudi dei guerrieri." 

I motivi secondo il quale San Michele fu scelto quale loro protettore sono numerosi: secondo il Barni fu messo in luce il "carattere bellicoso dell'arcangelo, pronto a intervenire con forza in caso di necessità, quindi simbolo della carica aggressiva insita nel popolo germanico." Per i Longobardi il drago, oltre a rappresentare le energie incontrollate della natura, rappresentava per "la gente di Alboino la memoria della passata barbarie e del continuo spostamento da un luogo all'altro, unito all'incapacità di dar vita ad uno stato duraturo, il suo uccisore simboleggiava la vittoria della civiltà ed il salto qualitativo a livello culturale compiuto da coloro i quali avevano deciso di venerarlo, senza che ciò implicasse la perdita dell'identità etnica." Tale figura andò incontro alle "esigenze di Ariani e Cristiani"; per la Chiesa fu "una garanzia dell'impegno nell'eliminazione delle ultime resistenze del paganesimo, raffigurava al meglio l'unità dei Longobardi e la forza del loro regno." Il Guerrini scrisse: <<Dove sovrasta un pericolo, di frane montane o di straripamenti di fiumi e torrenti, dove sorge un castello, una rocca di difesa militare, i Longobardi hanno eretto una cappella o una memoria all'Arcangelo.>> Nelle carte sono presenti varianti toponimiche "S. Arcangelo, S. Angeletto, S. Angelo";  vi è una concentrazione nelle aree dove è certa l'influenza, se non la presenza, di "forti nuclei Longobardi" e, per quanto riguarda il nostra territorio, anche "alle falde settentrionali dei Monti della Tolfa." Spesso si è dinnanzi a "chiese rurali e oratori fondati dai Benedettini (VIII - X sec; vedi la vicinissima "Abbazia benedettina di Piantangeli") dei monasteri di S. Paolo fuori le Mura, Subiaco, S. Andrea in Flumine presso Ponzano Romano, Abbadia San Salvatore (Prov. di Siena), e Farfa (Prov. di Rieti)." L'obiettivo che si posero fu quello di "assecondare le scelte religiose delle comunità locali, fortemente mescolate con elementi germanici", per avere un controllo sulle terre perdute della Chiesa (VII sec.), sottratte dai Longobardi e "non rivendicate dopo la sconfitta di Re Desiderio (774), in quanto incorporate nei domini dei Franchi e sottoposte alla loro giurisdizione."

 

Fonti Bibliografiche:

"La Sacra Bibbia" Cei - Ueci, anno 1974. Daniele 12:1; Lettera di Giuda 1:9; Apocalisse di Giovanni 12:3; Apocalisse di Giovanni 12:7-9. 

"Saggio di osservazioni mineralogiche sulla Tolfa, Oriolo, e Latera" di Scipione Breislak delle scuole pie lettore di filosofia nel collegio nazareno dedicato a Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Onorato Gaetani  de' Duchi di Sermoneta; Roma 1786; Con licenza de' Superiori; pag. 12; 14-15

"Il Regno Longobardo" a cura di G. Galasso; Torino-Utet; 1980; Vol. I; pag. 106

"Historia Langobardorum" di Paolo Diacono; Vol. V; capitolo 41

"La Toponomastica Archeologica della Provincia di Roma" a cura di Stefano Del Lungo; Vol. II; Roma 1996; pagg. 172 - 175

Foto Fonte: it.wikipedia.org

© Riproduzione Riservata 

 

 

Questo sito utilizza cookie per le sue funzionalità; scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie LEGGI INFORMATIVA PRIVACY.

Accetto i cookie da questo sito.

EU Cookie Directive Module Information