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"Un 25 Aprile più consapevole"

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Piazzale degli Eroi In notturna 1Psi: <<E’ possibile voltare pagina e recuperare totalmente le ragioni dell'unità degli Italiani>>

CIVITAVECCHIA - <<Sono trascorsi 70 anni dalla Liberazione dell’Italia dai nazifascisti e sono quindi scomparsi molti fra i protagonisti e testimoni dell’evento. Per un fatto generazionale si sono affievoliti alcuni di quei pregiudizi ideologici che, unitamente agli strascichi delle sofferenze patite,

hanno sin qui impedito di cogliere il senso più autentico dell’avvenimento e concorso a fare di questa data un tipica memoria divisa. E’ anche vero che l’ampliarsi della distanza temporale - sommato all’indubbio consolidamento delle istituzioni repubblicane - non produce l’automatico e definitivo  accertamento della verità dei fatti se essi non vengono contestualizzati, inseriti nel clima politico in cui si realizzò il ritorno della libertà. Data comunque per scontata l’esistenza di tali presupposti, è già possibile addivenire ad alcune conclusioni, ovviamente non definitive, inerenti al significato da attribuire a questo avvenimento risolutivo della primavera del 1945. Fu guerra civile? Sicuramente Sì, accesasi nel periodo 1943-45 tra italiani fascisti e antifascisti vecchi e nuovi, che animati da una reazione diametralmente opposta alla notizia dell’esonero del duce del 25 luglio 1943 e al successivo rovesciamento delle alleanze, si combatterono con reciproco risentimento, disperata determinazione, crudeltà ed efferatezza; dando luogo a vendette, omicidi ed eccidi che si protrassero, interessando anche il confine nordorientale, ben oltre il 25 aprile. Fu poi, per altro verso, l’espressione interna del conflitto internazionale Est-Ovest che si andava delineando proprio in quel periodo. Fu guerra di popolo? In un certo senso Sì, ma con una partecipazione degli italiani di fatto fortemente condizionata  da un inestricabile intrigo di sentimenti: il senso di abbandono, lo stordimento e il disorientamento procurati dalla comunicazione dell’armistizio uniti al discredito, allo sfavorevole volgere degli avvenimenti, al carico delle sofferenze, alle privazioni, alla fame, e alle distruzioni materiali e morali. Fu soprattutto, ed è la parte meno controversa e controvertibile dell’evento, la data d’avvio del faticoso ritorno alla libertà e del ripristino della democrazia parlamentare. Per molto tempo le fragili basi della ritrovata democrazia impedirono di conferire alla Liberazione un senso più esteso e inclusivo. I “vincitori” rimasero ancorati, anche in risposta ai rigurgiti dei nostalgici manifestatisi nel Paese, ad una lettura del movimento resistenziale quale guerra di popolo artefice del tracollo del regime nazifascista; i “vinti” si dichiararono vittime delle violenze e della giustizia sommaria scatenatesi in occasione e all’indomani della Liberazione. A distanza di settanta anni, con gradualità, è tuttavia possibile, operando una più profonda riflessione sui motivi delle divisioni interne, voltare pagina e recuperare totalmente le ragioni dell’unità degli Italiani, inserita peraltro da decenni in quella più estesa dei  cittadini europei. E guardare con il necessario distacco e con una visione di più lungo periodo al 25 aprile 1945 come ad un fatto memorabile che indica la conclusione di quel ventennio della storia nazionale interpretata dal regime fascista.>> Quanto sopra, in una nota del locale Consiglio Direttivo del Psi

 

 

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