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Relazione sullo stato di un’antica struttura in zona Pian della Conserva

TOLFA - Nel 2007 è stata scoperta una singolare, antica struttura a Pian della Conserva (un pianoro tufaceo a soli 4 km dalla cittadina) che è stata oggetto di scavo ed indagine sistematica nel 2008 e 2009 da parte dei volontari del Gruppo Archeologico Ambrosiano (Milano), guidati dal Vice Direttore Walter Accialini

e dalla Dott.ssa Manuela Mentasti, sotto la supervisione del Dott. Gianfranco Gazzetti, Funzionario della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, e con il supporto in loco della Dott.ssa Mascia Zullo del Gruppo Archeologico Romano (Sezione di Manziana). I lavori hanno inoltre beneficiato del prezioso contributo del Dott. Kevin Dicus, dell’Università del Michigan. <<E’ risaputo - si legge nell’inerente Relazione - che le caratteristiche della zona hanno facilitato l’insediamento umano fin da epoche antichissime, a partire dal paleolitico. L’epoca di maggior splendore per la zona è stata tuttavia l’epoca etrusca (VII sec. a.C.), infatti parecchi sono i siti etruschi, sia abitati che necropoli, presenti nella zona tolfetana. La Soprintendenza indaga Pian della Conserva da oltre trent’anni, in particolare l’importante necropoli di epoca etrusca (108 tombe ritrovate sino ad oggi) e una villa di epoca romana, ancora in parte inesplorata. La struttura voltata (cioè dotata di una volta) si trova poco lontano dalla necropoli stessa ed è emersa casualmente durante i lavori di ripristino di una strada vicinale appunto a fine 2007. Si tratta di una struttura molto complessa, architettonicamente interessante, senz’altro un unicum in tutta l’area dell’Etruria Meridionale! E’ formata da: una sorta di “vasca” (2,70 x 2,10 m) in blocchetti di tufo; una griglia, come fondo della vasca, interamente costruita con blocchetti di tufo squadrati, inseriti ad incastro, alcuni dei quali ricoperti da malta e da laterizi; al di sotto della griglia c’è un tunnel a volta, in grossi blocchi di tufo (opus quadratum). Il tunnel è poi pavimentato in grossi lastroni di pietra. Davanti all’imboccatura della volta è stata individuata una canaletta, il cui fondo è formato da una serie di lastroni in pietra. Si può supporre che la medesima partisse dalla volta e procedesse in direzione della valle. Per quanto riguarda i materiali, a parte i laterizi ed i mattoni emersi nel riempimento della vasca, i reperti rinvenuti sono in fase di studio e si tratta soprattutto di ceramica di epoca Romana imperiale. Inoltre sono stati ritrovati reperti più antichi (IX sec. a.C.) e altri più recenti (epoca tardo-antica). Molti sono i dubbi legati all’interpretazione dell’enigmatica struttura, che sembrerebbe dimensionata per un abitato piuttosto popoloso, mentre in zona non sono segnalati significativi abitati antichi che giustifichino un impianto di così elevato livello (e costo!). Si è pensato che si potesse trattare di una struttura idrica: la tesi sarebbe sostenuta anche dalla presenza di un pozzo di epoca etrusca poco lontano e dal toponimo della zona, conosciuta come Fontanelle. Il problema è però capire lo scopo della struttura stessa, così particolare e perché sia stata collocata in questo contesto. Fino ad ora, nonostante una lunga ricerca bibliografica, non sono stati trovati confronti precisi. Le parti che la compongono, prese singolarmente, sembrano appartenere a strutture precise: la griglia rimanda alla fornace. La volta con tunnel ad archi rimanda ad un impianto di fognatura. Nel mondo etrusco sono documentati, per esempio nella zona di Orvieto, tunnel sotterranei spesso in zone di necropoli: un caso concreto è quello di Castellunchio, dove, forse allo scopo di convogliare le acque, si trova un cunicolo, però molto più lungo di quello di Pian della Conserva, addirittura 10 metri, contro i 2 metri di quello tolfetano. In epoca arcaica anche a Roma si diffondono strutture in opus quadratum, con copertura a volta, destinate alla canalizzazione delle acque, come quella presenta nella zona del tempio di Saturno. Infine, un’altra ipotesi che non va scartata è quella di un bacino collettore per l’acqua che scendeva dalla rupe sovrastante. Tutto quanto detto è solo un’analisi preliminare, in primo luogo perché lo scavo non è concluso e poi perché i materiali devono ancora essere inventariati e studiati. Il desiderio dei Gruppi Archeologici che sono intervenuti per riportare alla luce questo spicchio di storia antica, sarebbe quello, col tempo, di giungere alla pubblicazione del lavoro: sarà quindi indispensabile uno studio topografico e geologico della zona, per chiarire perché una struttura così complessa si trovi proprio lì; sarebbe importante svolgere anche delle analisi chimiche e petrografiche di eventuali incrostazioni, per capire la natura di ciò che riempiva il tunnel. Inoltre andrà completata l’analisi bibliografica ed una ricerca in ambito laziale, anche rivedendo vecchi scavi e interpretandoli alla luce di quanto emerso a Pian della Conserva. A prescindere dalla funzione che aveva questa struttura, e dal proseguimento dell’attività di indagine da parte dei volontari, sarebbe fortemente auspicabile che l’Amministrazione Comunale di Tolfa e/o l’Università Agraria, oppure soggetti terzi particolarmente sensibili alla valorizzazione del territorio, finanziassero un intervento, seppur minimale, almeno per la copertura e recinzione, per proteggere dagli agenti atmosferici e dagli animali questo raro, interessantissimo sito. I volontari dei Gruppi Archeologici, dal canto loro, una volta terminate le ricerche e lo studio della struttura, potrebbero realizzare una pannellistica che renda il sito comprensibile ai visitatori, ampliando così l’area già musealizzata di Pian della Conserva.>>

Foto gentilmente concessa

 

 

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