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Una lodevole attività di riscoperta

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Campo archeologico internazionale in località “le Mattonelle”

TOLFA - Per il quinto anno consecutivo, circa 20 volontari appartenenti al Gruppo Archeologico Romano (Sezione di Manziana) ed a quello Ambrosiano (Milano) - tra i quali alcuni provenienti da

Francia, Stati Uniti, Germania e altri Paesi - si è impegnato nell’attività di scavo e recupero delle strutture appartenenti ad un impianto termale risalente al II secolo d.C. sito in zona la Fontanaccia di Baldone, località le Mattonelle. <<Come è noto, dalla tarda età repubblicana, la moda dei bagni termali, derivata dal mondo greco, si diffonde ampiamente ed assistiamo alla fioritura in tutto l’Impero Romano di impianti pubblici e privati, grandi e piccoli, anche in aree periferiche rispetto alle più importanti città dell’Impero. Il complesso di cui parliamo è composto, allo stato degli scavi effettuati sino a oggi, dagli ambienti tipici di un impianto termale romano: Praefurnium, Calidarium, Tepidarium, Frigidarium, oltre ad alcuni locali di servizio, pavimentati, annessi alle terme. Il Preafurnium era l’ambiente dove veniva bruciata la legna in grande quantità allo scopo di riscaldare l’aria sottostante la vasca della piscina calda (Calidarium); adiacente era il Tepidarium (vasca con acqua tiepida), e accanto era il Frigidarium (ambiente dotato di vasca con quella fredda). Altra caratteristica molto particolare ed interessante del complesso romano de Le Mattonelle, dal punto di vista architettonico, è una serie notevole di canaline idrauliche e di tubi di drenaggio in laterizio, che interessano una vasta area dell’impianto termale. Grazie all’entusiasmo ed allo spirito di sacrificio dei volontari e degli Archeologi responsabili, è stato possibile raggiungere degli interessantissimi risultati di comprensione della struttura, almeno nella parte centrale di quello che doveva essere un grande complesso di elevato rango. L’obiettivo del progetto, sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale, è di completare, per quanto sarà possibile, la messa in luce dell’intera struttura, tenendo conto che il cantiere è tenuto aperto dai volontari solo nel periodo agostano. Nelle future campagne di scavo ed indagine archeologica verrà indagata tutta l’area adiacente, nell’intento di chiarire e precisare se si tratta di un settore di una ricca villa appartenuta a qualche importante personaggio, piuttosto che di una mansio, ovvero una stazione di posta, posizionata lungo la Via Cornelia, arteria stradale che univa Caere (l’attuale Cerveteri) a Tarquinia, con un percorso interno rispetto a quello sulla costa, rappresentato dalla Via Aurelia.>> Quanto sopra, nella Relazione a firma dell’Archeologa Mascia Zullo. Questa lodevole attività di riscoperta e valorizzazione del nostro territorio è stata possibile anche grazie alla disponibilità e sensibilità dei proprietari del terreno e alla presenza del Corpo Forestale dello Stato, che ha sempre cercato di agevolare, per quanto di competenza, questa iniziativa. Si ricorda che, tra i compiti istituzionali di detto Corpo, c'è la salvaguardia ed il controllo dei siti archeologici.

Foto gentilmente concessa

 

 

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