Amministrazione militare e civile a Centocelle

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Trireme romana-1Centocelle ebbe presto un presidio navale; più che locale, si trattava di una stazione di distaccamento delle armate imperiali romane. Fino a quel momento vi erano distaccamenti a Miseno per la difesa del Mediterraneo ed a Classe e Ravenna per l’Adriatico, lì collocati dall’Imperatore Augusto (27 a.C.). Quella di Miseno serviva a Roma con funzione di guardia dei porticcioli che si affacciavano sul Tevere. Tali approdi erano continuamente oggetto di problemi a causa di insabbiamenti dovuti al fiume stesso, perciò non adeguati ad accogliere la Marina Militare. Ulteriori stazioni marittime erano Pirgi, Punico, Gravisca;

 ma situati in aree desolate, da cui il navigante teneva lontano le vele. A differenza degli altri, Centocelle non era soggetta ad insabbiamenti fluviali, anzi il porto era munito di forti ed ampie braccia in grado di accogliere coloro che venivano da molto lontano, come dall’Africa e dall’Occidente, per giungere a Roma: cuore pulsante dell’Impero più vasto e forte fino ad allora conosciuto di quel mondo. Circa il passaggio delle imbarcazioni e la loro permanenza, vi sono memorie nelle iscrizioni funebri dei soldati qui seppelliti. Un sepolcro fu rinvenuto vicino la riva del mare, a ponente della cittadina, su quella spianata denominata “Prato del Turco”; così come fatto dalle navi romane, secoli dopo, furono seppelliti alcuni corpi dei membri dell’equipaggio delle galere pontificie, formate per lo più da schiavi turchi. Questi ritrovamenti risalgono al tempo degli scavi eseguiti per la realizzazione della nuova “casa di pena”, fuori Porta Corneto. Le prime epigrafi furono ritrovate nel 1864; altre nel 1866, deposte senza cura nel palazzo del delegato apostolico, tant’è che andarono smarrite. Fortuna vuole che le ritrovò Domenico Annovazzi (1877), benemerito cittadino, che si premurò di comunicare il fatto al Governo, così furono pubblicate nelle “Notizie degli scavi di antichità” (1877). Le tombe rinvenute sono, tra loro, simili di fattura; mattoni e tegoloni portavano impressi i bolli della fabbrica con il nome dei proprietari o di coloro che per conto di questi vi esercitassero attività. A Centocelle, nel II e III sec, era in fermento l’edilizia, ed ivi erano impressi i nomi di Imperatori come Traiano, Adriano, Marco Aurelio, spesso gente patrizia, Seja, Domizia, Licinia:  famiglie imparentate con quelle imperiali. La fabbrica veniva chiamata “portus” ed era, in pratica, il “tegularium”, struttura adibita a deposito dei prodotti invenduti. Tali tombe erano poste a modo di capanna intorno al cadavere, chiuse ai due capi con una breve iscrizione; da alcuni studi circa la forma dei caratteri, dalle monete e dai nomi delle navi stesse è stato possibile indicare con maggior precisione l’età del sepolcreto, da far risalire al periodo poc’anzi richiamato. Numerosi soldati provenienti dalle province come dalmati, traci, egiziani furono qui deposti, dove il mare sempre risuona, dai loro compagni o famigliari. Da ricordare le tombe di Marco Antonio Aristone, Artorio Pastore, Giulio Saturnino, Valerio Cassiano, Congenio Vero e molti altri ancora. In alcuni casi era riportato il nome della loro nave: così fu scoperto che presso il porto di Centocelle transitarono imbarcazioni come la quadrireme Dacica, le triremi Castore, Salamina, Partica, la bireme o liburna Clemenza: tutte provenienti dal distaccamento di Miseno. Dall’Adriatico giunsero: le quadriremi Fortuna e Po, le triremi Danae, o Danubio, Nereide, Augusta, la liburna Diana del cui equipaggio sono state ritrovate le sepolture di: Claudio Nasone, Dasumio Papo, Valerio Frontone, Domizio Regino. Per quanto riguarda il presidio di terra, le fonti a noi giunte, lo collocano in un periodo posteriore; qui i magistrati avevano il controllo su alcuni soldati. Il consolare Promoto ne pose 30 a custodia del carcere dove erano imprigionati coloro che abbracciarono la fede cristiana: 50 soldati erano stati scortati da Roma a Centocelle. Inoltre presente una milizia dei vigili che si occupava dell’ordine pubblico, di reprimere coloro che creavano disordine o danni a terzi. A testimonianza, il ritrovamento di iscrizioni funerarie, l’una proveniente dagli scavi portuali, l’altra venuta alla luce fra le tombe dei marinai. Vi erano anche ordinamenti civili quali associazioni fra operai e corporazioni artigiane. Centocelle acquisì talmente una notevole importanza che ebbe una sua amministrazione civile. Nelle carte stradali era indicata come “statio” (stazione), in quanto sede di una guarnigione militare grazie alla presenza del porto che custodiva un’armata navale.

 

Alcune informazioni sono state tratte dall’opera di Carlo Calisse “Storia di Civitavecchia”, Vol. I, Atesa Editrice, Bologna 1983, Cap.III, pp.28-33, Parte I.

Foto: fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Trireme_1.jpg  

 

 

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