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Contesa tra Tuscania e Sutri

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Storicamente-Chiesa di San Pietro-Tuscania-1I Vescovi che si susseguirono provenivano da Roma ed erano chiamati dai Pontefici anche per lontane ambascerie. Spesso si pensò che fossero semplicemente titolari, come coloro che hanno appunto solo il titolo o il nome di una Diocesi non più appartenente alla Chiesa. Ma Centumcellae non era una Diocesi perduta e neanche la giurisdizione dei Vescovi stessi era cessata. Vi sono testimonianze riguardo a Valentino che, nel 940, fu chiamato per consacrare la Chiesa di Santa Maria sul Mignone, allora ricostruita:

“…et nominatim Valentinus centumcellensis aepiscopus ipsam ecclesiam consecravit…” (Reg. Farf., doc. 439). Deve trascorrere quasi un secolo prima che si abbiano notizie di un altro Vescovo locale: parliamo di Pietro il cui nome, nell’anno 1015, comparve all’interno degli atti del Concilio convocato da Papa Benedetto VIII a Roma e di un altro di nome “Azone, che si dichiara centocellense”; a sua volta, nelle sottoscrizioni agli atti del Concilio romano del 1037 e considerato il XVI Vescovo di Centumcellae. Nel 1093 accadde un fatto straordinario: vennero unite la diocesi locale e quella di Tuscania. A quell’epoca erano due quelle che aspiravano ad aggregarsi con la nostra: la poc'anzi citata Tuscania e Sutri. La prima giungeva con il suo territorio fino al Mignone, a confine con la stessa Centumcellae; l’altra si estendeva anche sui Monti della Tolfa, che per molti anni rimasero di sua appartenenza. Correva l’anno 1462 quando Papa Pio II, parlando delle miniere di allume “vicine alla Tolfa”, dichiara che questa è “sutrinae diocesis”. Tale unione non fu né pacifica né costante, poiché entrambe avevano pretesa riguardo il “diritto alla successione; per autorità e per ambizione si pareggiavano; fu quindi inevitabile il contrasto, né cosa facile fu il comporlo”. Le “due chiese” si unirono poi sotto la guida di Riccardo. Quanto detto è mostrato su un’iscrizione conservata presso la Chiesa di San Pietro, antica cattedrale di Tuscania:  “Riccardus Praesul Tuscanus Centumcellicus Atque Bledanus Sit Riccardus Paradisi Sede Paratus. Amen. Ego Petrus Presbyter Hoc Opus Fieri Iussi. Anno AB Incarnatione Domini Millesimo Nomagesimo III”. 

 

Alcune informazioni sono state tratte dall’opera di Carlo Calisse “Storia di Civitavecchia”, Vol. I, Atesa Editrice, Bologna 1983, Cap.II, pp.93-94, Parte II.

Foto: fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Pietro_(Tuscania)

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