La risoluzione delle controversie

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Storicamente-Arrigo IVIl Conte Sassone, figlio del Conte Rainero di Galeria, tentò di riprendere ciò che aveva a malincuore ceduto ai Farfensi e di tirar fuori, come pretesto, la sua volontà di conservarsi, fin quando era in vita, l’usufrutto anche di quella parte di Centumcellae oramai nelle loro mani. L’abate Berardo sostenne le sue ragioni che rispecchiavano quelle contenute nell’atto precedentemente firmato. Per ciò nacque una lite aspra che durò parecchi anni che finì, nel 1084, al cospetto dell’Imperatore Arrigo IV (Enrico IV di Franconia), il quale stabilì che il 29 aprile, le due parti interessate dovevano presentarsi in Campidoglio, per porre fine alla controversia suddetta. Abate e Conte si presentarono all’appuntamento prestabilito con al loro seguito avvocati e testimoni: fatto straordinario fu

il cambiamento di entrambi dinnanzi all’Imperatore. Gli stessi, seguendo i consigli forniti da alcune persone prudenti, preferirono abbandonare le inimicizie, a patto che il Conte rispettasse gli accordi già stipulati. Sassone decise di rinnovare la cessione dei territori facenti parte di Centumcellae, come fatto precedentemente, e rinunciò a quei presunti diritti che pretendeva di avere. “Magistrati, avvocati, nobili furono presenti all’atto che fu rogato in Campidoglio da Gregorio, giudice e scriniario della Chiesa romana, e che subito ebbe la sanzione dell’Imperatore”. In questo documento fu replicato ciò che era stato scritto in precedenza “fu ceduta o restituita al monastero la metà di Centumcellae, di cui si erano impadroniti Raniero e Sassone”. Nel medesimo viene illustrato cosa si intende “per metà di Centumcellae”, comprensiva dei territori dentro e fuori la città: case e terre; il porto e le sue rendite; il castello con tutte le sue appartenenze di Santa Severa; le chiese con le loro appartenenze, tra cui quella di Santa Maria del Mignone e San Lorenzo in Erifiume. Si trattava di diritti di carattere feudale, in denaro e servigi che, per vario titolo, passavano da una persona all’altra, grazie a concessioni, acquisti, senza escludere l’usurpazione. Di tale metà ne erano in possesso i Conti suddetti: l’altra parte poteva spettare ad altri soggetti, ma poteva anche non essere ceduta al privato dominio. Un altro esempio risale all’atto del 1068, portato a conclusione dal Conte Gerardo, quasi contemporaneo alla prima cessione che venne fatta dal Conte Rainero. Questi ultimi si erano impadroniti della stessa S. Severa e, con tale documento, garantirono la restituzione di quel territorio; “Gerardo dice che insieme con la chiesa ed il castello cede la metà di quel porto e la quinta parte di quanto nel territorio vi appartiene”. Successivamente, nel 1076, fu redatto un documento simile dal figlio di Gerardo, il Conte Rainero (avente lo stesso nome del precedente, ndr) e dal figlio di suo fratello, parliamo del nipote Guido. In particolare, si tratta della restituzione dei beni appartenenti alla medesima Santa Maria del Mignone, ingiustamente tolti al Monastero, perfino con l’uso della forza e della violenza. Gli stessi Imperatori, che cercavano di proteggere gli interessi della badia, imponevano la risoluzione alle controversie, così come fece Arrigo IV.

Alcune informazioni sono state tratte dall’opera di Carlo Calisse “Storia di Civitavecchia”, Vol. I, Atesa Editrice, Bologna 1983, Cap.II, pp.88-92, Parte II.

Foto: fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_IV_di_Franconia 

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