Cavalieri di Malta a Civitavecchia

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Nella metà dell'XI secolo (1048) si forma a Gerusalemme una comunità monastica cristiana con il compito di assistere i pellegrini che si recano in Terrasanta in visita al Sacro Sepolcro. Ne fanno parte frati ospitalieri, denominati Giovanniti dal loro protettore San Giovanni Prodromo.

Agli albori del XII secolo viene fondato l'Ordine degli Ospitalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, predecessore dell'attuale Sovrano Militare Ordine di Malta, la cui regola viene approvata da Papa Pasquale II con apposito atto emanato il 15 febbraio 1113. L'Ordine, religioso e laicale, viene affidato a Pierre Gerard Tenque; i Cavalieri Ospitalieri sono legati ai tre voti monastici di povertà, castità ed obbedienza. E' composto da frati guerrieri e cavalieri, appartenenti a varie nazionalità e discendenti da famiglie nobili, che si dedicano con impegno alle pratiche di natura spirituale, alla cura degli ammalati, all'assistenza dei pellegrini suddetti e alla guerra contro gli oppositori del Cristianesimo, in particolare pirati nordafricani e ottomani.

Nella prima metà del XVI secolo i Cavalieri di Malta trovano riparo a Civitavecchia: (1)
"Così la città di Civitavecchia, prima di ogni altra, in quel tempo divenne residenza dell'Ordine Gerosolimitano, standovi insieme il Grammaestro col suo consiglio, e i cavalieri delle sette lingue, il convento, e lo spedale per curare i feriti e gli infermi, che ne avean moltissimi tra loro; essendovi proposto per Ospitaliero quell'istesso commendatore fra Jacopo di Borbone. Nella stessa città e porto per sette anni restò stabilmente la sede precipua della marineria dell'Ordine sotto il comando del cavalier piemontese Bernardino d'Airasca, col doppio titolo, di ammiraglio dell'Ordine sul mare, e di Luogotenente del magistero nel governo della terra."

Essi ricevono una generosa accoglienza che ricambiano con una infaticabile operosità dispiegata nei loro compiti istituzionali, ivi comprese l'assistenza e la cura agli indigenti e agli equipaggi delle galere. Per assolvere a questi compiti viene costruita una piccola struttura sanitaria, nell'angolo tra le attuali Via Colle dell'Ulivo e Piazza Calamatta, di cui fanno parte altri locali e la piccola Chiesa di San Paolo. (2) 
"Il Gran Maestro fece accomodare in quella città un'infermeria, per accorrere e curare in quella gl'infermi dell'abito e i Rodiani, della quale diede il carico al comm. fra Jacopo di Borbone, luogotenente d'ospitaliero e a fra Giov. Pottier, infermiero."

Gli Ospedalieri elaborano una modalità di organizzazione e funzionamento dell'assistenza sanitaria: (3)
"Il Balivo o Pillerius della lingua di Francia, che assumeva obbligatoriamente la carica di Grande Ospedaliere, aveva autorità su tutti i servizi di cui l'ospedale disponeva. Era lui che sceglieva l'Infermiere, che era di solito un membro della <<lingua>> di Francia, e lo presentava al Gran Maestro e al suo Consiglio. L'infermiere, il cui servizio durava due anni, ma poteva essere rinnovato, era obbligato a far visita giorno e notte agli ammalati. Tutte le sue azioni erano controllate da due consiglieri. Gli ammalati erano curati dai medici, sempre sotto il controllo dell'Infermiere e di otto fratelli, rappresentanti delle otto <<lingue.>> Tutti questi erano obbligati a fare due visite al giorno agli ammalati, accompagnati da uno scrivano. Quest'ultimo, insieme all'Infermiere, segnava le prescrizioni dei medici e provvedeva che venissero seguite con precisione. L'ospedale aveva anche chirurghi. La farmacia disponeva di un farmacista. Lo stesso Grande Ospedaliero o i suoi consiglieri effettuavano controlli sulle medicine. Ogni mattina, un cappellano celebrava la Santa Messa nella cappella dell'ospedale. Lo stesso era incaricato di comunicare gli ammalati e di cantare la messa funebre in caso di decessi. Gli ammalati, appena entrati nell'ospedale, erano obbligati a confessarsi, a comunicarsi e a fare testamento davanti al cappellano e a uno scrivano. Non potevano trasgredire in nessun caso agli ordini dei medici ne cambiare la dieta loro prescritta. Erano obbligati inoltre a mantenere il silenzio, e a non giocare a carte o a dadi e a non leggere i libri non attinenti alla religione cristiana. Ognuno aveva il suo letto circondato da una tenda e il cibo veniva servito su un piatto d'argento."

I Cavalieri di Malta frequentano spesso Civitavecchia, tanto che viene costruita una Commenda di cui fa parte la Chiesa di San Giovanni, avente l'ingresso sull'attuale Piazza Aurelio Saffi. La costruzione di detta Chiesa viene finanziata da Terenzio Collemodi e lo stesso, per provvedere degnamente alle spese future di manutenzione, istituisce appunto una Commenda con una rendita annua di mille scudi. (4)
"Ecco pertanto, che la pietà d'un ricco e nobile cittadino si determina di fabbricare una chiesa del loro Ordine con proporzionata abitazione annessa, in forma di commenda, di buona rendita annuale fornita, e dedicata alla Gloriosa Vergine Maria Madre di Dio, ed al precursone S. Giovanni Battista patrono dei cavalieri. Chiamavasi questo illustre Civitavecchiese Terenzio Collemodi che fu dichiarato cavaliere, e primo Commendatore della sua fondazione. Egli medesimo mostrò la sua pietà verso la protettrice Santa Fermina, facendo costruire ad onore di lei una ben ornata cappella nella chiesa de' PP. Domenicani, con pitture esprimenti li vari tormenti da lei sofferti nel suo glorioso Martirio. Ebbe difatti cotesta determinazione il pieno suo effetto nel 1653; dapoichè videsi il tempio di S. Giovanni eretto con allegrezza dei Cavalieri, e con comune soddisfazione. E' collocato non molto distante dalla nuova chiesa della Morte, dappresso le mura di S. Pio V nella parte boreale della città, volto però il suo ingresso, come quello dell'indicata Confraternita, dirimpetto ai mezzigiorni, avente innanzi una vasta e lunga piazza, che dal novello tempio appunto il nome prese di S. Giovanni. Oltre i fondi per la commenda assegnati ne lasciò l'istitutore alcuni altri, acciò servissero per un decente sostentamento di due fra-cappellani, ai quali è la custodia del tempio medesimo, e la quotidiana celebrazione del S. Sacrificio esser doveva secondo le leggi degli ospitalieri affidato. Morto in seguito il Commendator Collemodi si proclamò dal Gran Maestro (giacchè a lui spettava la nomina) investito di questa commenda il Conte Cavalier Camillo Ferretti Anconitano, il quale visse sotto il pontificato di Innocenzio XI e le galee pontificie comandava nella città di Civitavecchia; questi onorar volle la memoria del Collemodi fondatore con eriggere a lui nella medesima chiesa un busto in marmo ed una lapide l'anno 1702. La commenda di Civitavecchia fondata dal capitano Terenzio Collemodi di scudi mille di rendita annua."


Fonti bibliografiche:

(1) Guglielmotti A. (1876), La Guerra dei Pirati e la Marina Pontificia dal 1500 al 1560, Vol. III, Firenze: Successori Le Monnier, pag. 239-240;
(2) Bosio G. (1594), Dell'Istoria della Sacra Religione et Ill.ma Militia di San Giovanni Gerosolimitano, Vol. III,  pag. 19;
(3) Kollias E. (2005), I Cavalieri di Rodi - Il palazzo e la città, Atene: Athenon S.A., pag. 122;
(4) Annovazzi V. (1853), Storia di Civitavecchia dalle sue origini fino al 1848, Roma: Tipografia Ferretti, pagg. 309-310.

Nella foto: il simbolo in Via dei Granari a Civitavecchia

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