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La Strada Ferrata di Civitavecchia

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Itinerari-La Strada Ferrata di Civitavecchia-1Sono in compagnia della Prof. Maria Grazia Verzani Grasso; in lontananza sentiamo il fischio di un treno e lei coglie subito l'occasione per raccontare qualcosa di relativo alla Strada Ferrata di Civitavecchia. 

<<Tempo fa ho letto che Mons. Vincenzo Annovazzi, nella sua opera "Storia di Civitavecchia" del 1848, ne auspicava, per il bene del nostro Porto, la costruzione di una che congiungesse Civitavecchia alla Capitale. Ed il suo non si dimostrò poi un pio desiderio. Anche il Conte di Cavour affermava, nel 1846, che “in Italia le ferrovie sarebbero state più di un mezzo di arricchimento, ma l’arma potente con cui trionfare sulle forze frenanti che la mantenevano la nostra patria in uno stato funesto che la lasciano in un’infanzia industriale e politica” >>

Mi dica, da chi fu voluta detta Strada Ferrata? 

<<Naturalmente dal Papa! Pio IX nel 1846, appena eletto al soglio pontificio, si rese conto che lo Stato della Chiesa era molto arretrato e bisognoso di mezzi di trasporto più moderni, in grado di mettere appunto in collegamento Roma con gli Scali e le maggiori città del medesimo>>. Quella del Pontefice fu un'ottima intuizione, basti pensare che la nostra è da secoli considerata il Porto di Roma. La Prof. ha poi ricordato che <<uno dei percorsi prioritari era senza dubbio il tratto dalla medesima a Civitavecchia, Porto importante per la sua posizione strategica e per il traffico delle merci e dei passeggeri nonché luogo a vocazione turistica datesi le possibilità di balneazione>>.

Quando fu realizzata la Ferrovia? 

<<Nonostante i buoni propositi del Santo Padre, l'infrastruttura cominciò a realizzarsi solo nel 1856, con la concessione, della durata di 99 anni, alla Società spagnola Casavaldés>>. 

Solo gli Spagnoli erano interessati alla costruzione della stessa? 

<<Non solo loro; perché dietro a questo affare si celava, oltre alla nobiltà spagnola, un patrizio civitavecchiese, Luigi Maria Manzi, uomo intraprendente e lungimirante, convinto che con l’avvento di siffatta Strada sarebbe iniziato un percorso di rinascita per la sua città: in effetti, grazie alla maggiore facilità di collegamento, ciò si realizzò>> 

Avevano tutti la possibilità di salire sui treni? 

<<Purtroppo l’eccessivo costo del biglietto, quasi dieci lire, non rendeva facilmente accessibile l’uso del mezzo di trasporto alle classi umili, per le quali la gita in treno era veramente un sogno>>. Ed il materiale impiegato da dove proveniva? 

<<Per quando riguarda quello impiegato nella costruzione, dalle fonderie francesi, che provvidero alla realizzazione dell’ampia tettoia che riparava i passeggeri in attesa. A Roma la Stazione era stata costruita a Porta Portese, poi spostata a Termini, dove si arrivava attraversando quella che fu considerata l’opera più grandiosa del percorso: il ponte sul Tevere ( detto Ponte dell’Industria ). Il materiale ferroso  proveniva dall’Inghilterra, ma il particolare più notevole della costruzione era la sezione centrale, amovibile per permettere il passaggio dei battelli fluviali attraverso le mura romane>>.

Coloro che potevano permettersi di acquistare il biglietto, dove andavano il fine settimana?

<<Questo fu il preludio del turismo di massa; la domenica si andava al mare o lungo le rive del citato Tevere per godere la vista dei battelli a ruote provenienti da Fiumicino o da Ripa Grande, carichi di mercanzie>>.

Quindi bastava acquistare il biglietto prima di salire, un po’ come accade oggigiorno?

<<Non era proprio così. Purtroppo il piacere di poche ore era reso pesante dalle norme burocratiche. Devi sapere che per viaggiare sulla Via di Ferro occorreva l’autorizzazione della Direzione Generale della Polizia e dell’Ufficio Passaporti: giorni di pratiche per un viaggio di due ore. Se poi il passeggero si tratteneva più di un giorno presso meta turistica, doveva avere la Carta di  soggiorno>>. 

Alla fine della chiacchierata, penso che la burocrazia italiana ha profonde radici e, comunque ci si sforzi per semplificarla, trova sempre il modo di essere complessa, rendendo l’Italia una Nazione non completamente moderna.

 

Illustrazione tratta da “Civitavecchia pagine di storia attraverso antiche stampe” di Fabrizio Pirani

 

 

 

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