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“Esperienza al capolinea”

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RanalliVerzaniDisamina della Professoressa Verzani a seguito della chiusura del Fondo Ranalli

CIVITAVECCHIA - Dalla Professoressa Maria Grazia Verzani riceviamo e pubblichiamo: <<La mia esperienza nel mondo didattico-culturale al servizio della città,

come insegnante alla Scuola Media Luigi Calamatta, come promotrice presso il Centro Sociale Anna Magnani, fondatrice della Società Storica Civitavecchiese, infine come presidente dell’Associazione Amici del Fondo Ranalli, è ormai arrivata al capolinea.
Determinante la chiusura di quest’ultimo, che la scuola Cesare Laurenti non può più permettersi di ospitare, per motivi didattici, così ci dicono.  Ormai i beni donati, a partire del 2009, con estrema generosità dal senatore Giovanni Ranalli, non sono più fruibili e non si sa ancora che fine faranno, dato che il principale interlocutore, fino ad ora, sembra essere il Ce.Si.Va. Si tratta di un lascito di grande valore economico, ma anche affettivo, legato alla storia della nostra città, alla sua arte, alle memorie, che ha arricchito e reso unica la Scuola Elementare di Via XVI settembre, che l’aveva ospitato al secondo piano dell’ala nord, grazie alla grande disponibilità dell’allora direttore didattico Commodo. Il senatore Ranalli con questa donazione alla sua Scuola era si era messo a nudo: tutta la sua vita, la sua carriera, con relative numerose benemerenze senatoriali, i suoi amati libri, erano ormai lì raccolti. In quello spazio, che lui riteneva l’habitat naturale, voleva testimoniare, in modo forte e chiaro, come la Scuola, oltre alla formazione didattica ed educativa, possa aiutare alunni disagiati, ma meritevoli, ad emergere, dando loro l’opportunità di aprirsi una strada nella vita.
Nel Fondo Ranalli, un’isola felice nella quale si respirava a 360° la ricchezza della cultura italiana, ho avuto il previlegio di sentirmi viva e,insieme ad alcuni altri volenterosi, di lavorare dal 2014, per una nuova generazione di alunni di culture e provenienze tra loro diverse: Asia, Africa, Europa orientale, tutte presenti fra quei i banchi. In effetti, il Fondo non avrebbe preso vita se qualcuno non avesse valorizzato i suoi tesori, messi al centro di visite e progetti, dedicati agli scolari del plesso Laurenti e di altre scuole. Si è sentita la necessità di formare un’associazione di volontariato, gli Amici del Fondo Ranalli, che, di concerto con l’Istituzione scolastica, si occupasse beni del senatore, e della sua biblioteca, prima inaugurata, con tutti gli onori e poi attivata nel 2012, ma in seguito chiusa per quasi due anni, per mancanza di fondi per la guardiania.“Un’Armata Brancaleone” di pensionati qualificati ha, nei limiti del possibile, aperto, ordinato e arricchito il Fondo, facendone un motore di ricerca e di didattica, avviandosi in questo periodo particolare, a divenire un mezzo di formazione multimediale, adattando la didattica a nuove metodologie. Questo era il nostro progetto finale proposto alla scuola, rimasto solo sulla carta e senza risposta.
Mi fa piacere ricordare l’inizio della mia esperienza come presidente dell’Associazione, iniziata quasi per caso, nel 2014, un’opportunità che nella vita si verifica poche volte e bisogna coglierla al volo, anche alla non più verde età di 74 anni. Mi trovavo per caso nell’Aula Magna della Laurenti con Arnaldo Massarelli, Francesco Correnti e la dirigente scolastica Nandina Ambrogi, per affiancare il senatore Ranalli nella donazione di 20 opere di Civitavecchia Veduta, di cui ero coautrice: un’opera essenziale per la storia della città dotata di un apparato iconografico di 26 stampe. Giovannino, per i civitavecchiesi, covava nel suo cuore il desiderio che la scuola, a cui aveva tanto donato, prendesse il suo nome, magari affiancato a quello di un compagno di classe, Giovanni Massarelli, ex Sindaco della città negli anni 70 e studioso e cultore della memoria civitavecchiese. Ormai completamente privo della vista, ma ancora lucido nelle mente, ogni volta che gli telefonavo il senatore mi chiedeva preoccupato dei suoi libri, dei suoi tesori, quasi consapevole, come un novello Tiresia, che con la sua fine, prima o poi tutto sarebbe andato in malora.

Quella realtà, quel mondo di bellezza e di arte, forse troppo bello per durare, oggi non esiste più e non c’è neppure la speranza che, superato questo bruttissimo periodo che stiamo vivendo, quei libri, quadri, suppellettili, memorie, oggi ammucchiati in uno stanzone, trovino non solo un luogo idoneo come quello occupato nella Scuola Laurenti, ma anche dei volontari che ne abbiano cura come gli Amici del Fondo Ranallidi cui sono indegnamente presidente. Non posso essere ottimista sulla loro fine e spero solo che ciò sia frutto dell’età, ma, per mia esperienza personale, le battaglie di questo tipo non hanno un lieto fine, in una Civitavecchia il cui male endemico è la carenza di fondi o di ambienti da dedicare al settore della cultura.
Una città come la nostra, senza attrattive culturali, è destinata dunque a veder svanire la sua identità storica? Non necessariamente; a Civitavecchia non manca il senso di appartenenza ed il desiderio di identità comune, anche se è bene dirlo, di civitavecchiesi ne sono rimasti pochi e si rivolgono più al passato che al futuro, un futuro che, a mio modesto parere, veda un sapere diverso, cosmopolita, tipico di una società multietnica, dove ognuno contribuisca alla crescita custodendo però con orgoglio il proprio DNA culturale>>.
Foto gentilmente concessa

 

 

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