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Magico, travolgente "Red Carpet"

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Red Carpet-Venezia 2013-1Cinefili civitavecchiesi alla 70^ Mostra di Venezia

CIVITAVECCHIA - “Un viaggio chiamato amore”, quello affrontato da Silvia Castellino, Pierfrancesco De Paolis ed Antenisca Leone, giovani intellettuali e cinefili civitavecchiesi approdati alla 70^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ed in esclusiva per “la Civetta”, spezzoni di una passione

approfondita durante il percorso universitario ed appunto culminata, in una sorta di iniziazione, presso le sponde della Serenissima. Ciò, <<nel corso di una cerimonia basata, non solo sul culto del bel Cinema, ma anche sullo sfarzo del bel costume e di quella che oseremmo definire come la borghesia-chic dei nostri tempi>>. <<Un’esperienza che da un appassionato deve essere fatta almeno una volta nella vita e che difficilmente si dimentica. In primo luogo, si ha finalmente modo di vedere dal vivo tutti quei posti solo intravisti al Telegiornale quali lungomare del Lido, Red Carpet e Sala Grande: il tutto si materializza di fronte ai tuoi occhi con naturalezza ma, allo stesso tempo, nella consapevolezza di star attraversando un terreno prezioso, precedentemente battuto dai “mostri sacri”. Il presente, allora, si irradia della suggestione del passato. Inoltre la visione dei film rende l’intera esperienza catartica. La catarsi, scopo ultimo dell’Arte che spesso numerosi registi trascurano; i film di Venezia riescono davvero a farti viver la medesima. Questo vale almeno per quelli della Categoria “Orizzonti”, che ci hanno fatto sognare, piangere ed anche sconvolto. E il cuore prova sollievo nel vedere che di pellicole di qualità ne esistono ancora. Il sollievo detto, poi, cede il passo alla speranza che queste trovino più spazio, vengano distribuite maggiormente, arrivando magari anche nelle Sale più piccole>>. <<I Festival hanno senso se non terminano alla chiusura. Essi devono continuare, svolgendo propaganda affinché i film che meritano arrivino al grande pubblico di solito troppo rimbambito dalle solite “americanate”. I suddetti dovrebbero far parlare i film stessi e non il gossip, il cui intento è esclusivamente la valutazione dell’outfit dell’attrice che attraversa il Carpet: quello in oggetto ti fa comprendere anche questo. La visione viene resa più fruibile da un’organizzazione che ci è sembrata quasi impeccabile: code non eccessivamente lunghe, personale disponibile ed un sistema di abbonamenti chiaro e conveniente. Inoltre, la cornice rende le pause tra l’uno e l’altro abbastanza confortevoli. E’facile, infatti, trovare vie gremite di locali, in cui viene servito dell’ottimo “spritz” a buon mercato e nelle quali, come è successo a noi, con enorme felicità è semplice imbattersi in registi ed attori meno conosciuti>>. Note negative? <<Solo una: i trasporti. Non siamo infatti riusciti a trovare linee di vaporetti speciali che conducessero direttamente dalla Stazione di Santa Lucia al Lido, costringendoci a dover prendere quelle normali che in media ci mettono dai tre quarti d’ora ad un’ora circa. Decisamente poco comodo. Ma ora che ci penso una c’era ma, guarda un pò, circolava solo in prossimità del Red Carpet e quindi inutile per chi, come noi, aveva l’abbonamento della mattina. E siamo dunque al punto di prima: a Venezia c’è il Festival del Cinema, non quello dello stesso Carpet, ma per molti, purtroppo, sembra essere il contrario. Entrando al Lido si respira l’aria di una piccola località di mare dove detta borghesia e artisticità vanno a braccetto, ma ciò che si prova all’allestimento della Biennale è indescrivibile, unico ed irripetibile>>. Trentuno i film in Concorso, analizzati da una Giuria di esperti quali: Paul Schrader, Catherine Corsini, Leonardo Di Costanzo, Golshifteh Farahani, Frédéric Fonteyne, Kseniya Rappoport e Amr Waked a cui è spettato l’arduo compito di individuare il miglior film (“Eastern Boys” di Robin Campillo; Francia), la migliore regia (Uberto Pasolini per “Still Life”; Regno Unito ed Italia) ed il miglior cortometraggio (“Kush” di Shubhashish Bhutiani; India). Inoltre, due Premi Speciali: a “Ruin” di Michael Cody e Amiel Courtin-Wilson (Australia) ed a “Mahi va gorbeh” di Shahram Mokri (Iran). <<Tutto ciò è stato interessante, non solo bello da un punto di vista dell’attività culturale in sè, ma altresì per notare come Venezia valorizzi soprattutto l’Arte Contemporanea sempre più messa in secondo piano rispetto ad una realtà “calcistica”. Nel corso del Festival, il turista o chi è interessato si ritrova con dispiacere a dover affrontare delle cifre esorbitanti per godere dell’Arte di quei giorni. Ma tutto viene ripagato dal buon gusto nell’organizzare, con cura ed eleganza, l’insieme delle Mostre di Arti figurative di tutti i generi>>. 

 

 

 

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