"Al mio Paese non potrei"

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Musica Etnica-2013-Mame Diarre Gueye Trio-1Al Forte, musica densa di Diritti negati e mescolanza di Etnie

CIVITAVECCHIA - Libertà, Pace e, forse elemento prioritario per poterle ottenere entambe, la mescolanza di Etnie. Questi, sebbene a sommi capi, i temi, purtroppo tuttora in Senegal ed Israele densi di gravi problematiche, su cui ha inteso far riflettere

la prima serata del Festival di Musica Etnica “Mediterraneo Rive Sonore” svoltasi ieri sera presso il Forte di Giulio II con riflettori ben puntati su “Donne e tradizione”. <<Al mio Paese non potrei vestirmi così>> - ha fatto notare Mame Diarra, altresì alzando con delicatezza parte del particolare, colorato abito, oltremodo valorizzante le sue gambe affusolate. <<E poter fare sesso solo se si è sposata; per me, sono tutte str…..e!>> - ha aggiunto, decisamente senza mezzi termini, sosprendendo e mandando in visibilio la platea. Ciò, mentre le sue corde vocali, nell’esecuzione dei brani ( ivi compreso un sentito omaggio all’immmenso Bob Marley ), seguivano volutamente un suggestivo percorso emozionale, offrendo all’udito, ed ancor prima all’anima, una giovane Donna, fragile ma non del tutto indifesa ( voce mordiba quanto decisa ), coi propri timori a farsi scudo di rabbia ( graffiante ) per attraversare, possibilmente indenne, <<le cose brutte incontrate in strada>> ( rintracciabili negli asciutti virtuosismi dell’altra chitarra a supporto ). Quanto detto, preservando più che si può la dolcezza di dentro ( tradotta in una melodia lineare ed appunto lievemente “stridente” con parte degli arrangiamenti ), per poterla poi donare con fiducia all’altro, incline ad accogliere, ad accogliere davvero. Altresì significativi i passaggi sulla fondamentale importanza di avere una famiglia al proprio fianco e quelli contro il malsano diffondersi della droga. Approccio molto più riservato, ma non per questo meno sensuale (a sua volta prosperosa ed intubata in un ricertato vestito scuro “vedo non vedo”), quello di Anahi Gendler, accompagnata da <<zucche acquatiche e stumentini vari>>. Grazie a lei ed ai suoi due strumentisti, un’atmosfera molto particolare, a mano a mano sempre più coinvolgente, invitante a discostarsi quanto basta dal mondo esterno, lasciandosi approdare ad un qualcosa di più personale, quasi intimo; per trovarvi, o ritrovarvi, un qualcosa di dolce, molto dolce, come solo l’Amore può essere. Il tutto in un dialetto Wolof intento a toccare diversi stati: la tristezza, una seppur moderata allegria, il volersi sciogliere cullati da una pacifica consapevolezza densa di agognata unione. 

 

Nella foto: il Mama Diarre Guye Trio

 

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