banner
banner

Developed in conjunction with Ext-Joom.com

cultura

Traduttore

Non solo Spread

Newsletter

Contatore

Visite agli articoli
14349139

"Tre donne di nessuna importanza"

PDF Stampa Email

Messa in scena, con la direzione del Prof. Massimo Curci, la passività nel subire soprusi

CIVITAVECCHIA - "Tre donne di nessuna importanza", tre storie vere andate nell'oblio. Venerdì sera, presso la pittoresca terrazza della Rocca medievale, ha avuto luogo

lo spettacolo teatrale diretto dal Prof. Massimo Curci. La scenografia era asciutta e sobria: solo una gabbia, rappresentante lo stato mentale delle tre donne, da cui sono riaffiorati storie di fede in Dio e dolore per l'abbandono subìto, dramma della guerra e sacrificio fino alla morte, ferocia delle violenze subite ed amore filiale. Filo conduttore è la passività nel subire soprusi, facenti parte di quelle società, a volte piccole come le mura di un convento o grandi come scenari di guerra e rivoluzione. Amore ed odio si intrecciano in un turbine di ricordi ed emozioni, lasciando solo sabbia, viscere, sangue e morte. Tre storie vere ambientate in luoghi e periodi differenti che hanno alcuni elementi di congiunzione. La prima storia vede come protagonista una suora (attrice Novella Morellini) che subisce l'abbandono di Dio e di quel piccolo mondo dove vive; il convento. E' stordita dalle sue stesse visioni, avvenute dopo un lungo digiuno: crede che Dio l'abbia messa incinta, quando in realtà è stata violentata in una vigna. Al momento del parto è lasciata in piena solitudine; solo lei e quel cordone ombelicale penzolante simbolo della lacerazione sociale con il mondo esterno e, in senso figurato, lo strappo del suo rapporto intimo ed esclusivo che un tempo aveva con Dio. La seconda ha come protagonista una volontaria (attrice Cristina Rocchetti) della Mezzaluna Rossa operante come infermiera in Palestina. Guerra, bambini mutilati e morte. Una donna sola all'interno di uno scenario raccapricciante. La sua azione si svolge nel pieno "temporale in Palestina", pioggia di bombe che riduce tutto a macerie, sabbia e viscere. Lei stessa viene inghiottita in questa tempesta di dolore fino a diventarne parte integrante e pioggia sull'esercito: dopo aver visto la morte negli occhi diventa una combattente votata alla morte, facendosi esplodere nei pressi del checkpoint dove erano di guardia alcuni militari. La terza storia è ambientata a Baghdad, in Iraq, alla fine degli anni '70 inizio anni '80. La protagonista è Nerjas (attrice Cristina Galice), in italiano Giunchiglia, madre di quattro figli e moglie di un rivoluzionario comunista. Nel suo racconto emergono ricordi dell'ascesa al potere di Saddam Hussein diventato Presidente della Repubblica, capo del partito e comandante delle forze armate, ricorrendo sovente ad un sistema di sicurezza mediante organizzazioni paramilitari e di polizia facendo uso di torture ed assassinii contro i suoi oppositori. Egli attua la repressione anche contro il Partito Comunista Iracheno. Nerjas subisce, come la sua famiglia, la persecuzione fino ad essere portata in prigione con suo figlio. I miliziani vogliono sapere dove è rifugiato suo marito, lei e suo figlio non lasciano alcuna dichiarazione a riguardo. Narjas in quei giorni bui vive nella speranza che si attui l'antica tradizione irachena, nella quale in caso di guerra e rivoluzioni donne e bambini vengano risparmiati. I tempi sono cambiati e le tradizioni restano solo ricordi: entrambi subiscono differenti tipi di torture ed il figlio muore dopo giorni di agonia. La speranza della donna è quella di ritrovarlo, un giorno, nell'aldilà, per rivedere quel sorriso che le diede coraggio nei momenti tragici della resistenza.

Servizio esclusivo e foto di Sara Fresi

 

 

Questo sito utilizza cookie per le sue funzionalità; scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie LEGGI INFORMATIVA PRIVACY.

Accetto i cookie da questo sito.

EU Cookie Directive Module Information