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Omicidio colposo, l’accusa del Pm nei confronti dei sette sanitari coinvoltiCIVITAVECCHIA - Avrà inizio domani mattina presso il Tribunale di Roma il delicato quanto atteso processo penale riguardante il caso del decesso di Cristina Mencarelli, sedicenne civitavecchiese prematuramente scomparsa il 2 gennaio del 2011 all’Ospedale San Filippo Neri. L’accusa formulata dal Sostituto Procuratore della Repubblica, Dr.ssa Claudia Alberti nei confronti dei sette medici del reparto di neurochirurgia, che si occuparono della gestione di Cristina nell’immediato post-operatorio (22/25 dicembre 2010) successivo all’intervento chirurgico del 22 dicembre 2010 per l’asportazione di un adenoma ipofisario, è di omicidio colposo. Ai medici viene imputata <<la mancata tempestiva diagnosi della grave ipernatriemia (elevata concentrazione di sodio nel sangue) e della conseguente immediata perdita di liquidi manifestatasi nell’immediato post-operatorio, l’omessa adozione delle opportune misure farmacologiche e di reidratazione necessarie per correggere il difetto idroelettrolitico della paziente ed evitare la riduzione del volume delle cellule celebrali e la conseguente insorgenza di sanguinamento intracranico, che determinava drammaticamente la morte della paziente per emorragia leptomeningea, corticale ed intraparenchimale cerebrale>>. La Procura della Repubblica di Roma contesta altresì ai medici <<l’errata diagnosi determinata dall’insufficiente controllo della diuresi, dalla mancata effettuazione di adeguato bilancio idrico dopo l’intervento e dalla non corretta interpretazione dei dati di laboratorio. Tali carenze gestionali determinavano un inadeguato approccio terapeutico da parte dei sanitari, i quali omettevano il riequilibrio metabolico mediante reidratazione che avrebbe dovuto essere effettuato in un arco di 48-72 dal risultato laboratoristico, ed omettevano o comunque effettuavano in modo non adeguato la somministrazione di desmopressina (Minirin, somministrato in un'unica dose dopo l’intervento) per la cura del diabete insipido iatrogeno>>. Il Pubblico Ministero sostiene nella richiesta di rinvio a giudizio che <<se tali misure fossero state adottate nelle tempistiche evidenziate (48-72 ore dal riscontro laboratoristico) il danno neurologico irreversibile sarebbe stato con ragionevole certezza evitato così come il decesso della paziente, tenuto conto del fatto che l’irreversibilità del quadro clinico si instaura a partire dal 26 dicembre 2010 (come emerge dalle evidenze radiologiche e laboratoristiche)>>. L’udienza preliminare si svolgerà in Aula 8 a partire dalle 11.00.
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